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  • Immagine del redattoreAlessandro Pizzo

Il Palermo ha perso la promozione in A. Il Calcio Italiano la dignità.

«Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta». O almeno così recita il motto della squadra più seguita e sostenuta in Italia. E non importa come: con quale mezzi si giunga alla vittoria, o quali regole vengano infrante non ha minimante conto in questo Paese. Ciò che conta è “vincere”, con o senza scorrettezze, nella vita nella politica nel lavoro e - non ultimo - nello sport.





Il Palermo Calcio ha perso la promozione in Serie A principalmente per demeriti suoi. In un sacco di circostanze ha sprecato occasioni che sarebbero state calcisticamente provvidenziali; tantissime volte ha mancato l’appuntamento con la vittoria, perdendo il primo posto mantenuto fino a Gennaio e non conquistando un punto in più che avrebbe consentito la promozione nella massima serie.


Il Palermo Calcio ha meritato la permanenza nella serie cadetta, non dimostrando costanza determinazione e compattezza quando sarebbe stato necessario.

Ma mai avremmo immaginato che, oltre ai mezzi tecnici e ai meriti sportivi, tra gli strumenti utilizzabili in campo ci fossero chiare violazioni ai regolamenti.


Grazie a Parma e Frosinone, abbiamo imparato tante cose:

• si possono mandare messaggi agli ex compagni chiedendo loro evitare di sudare troppo e magari sbagliare deliberatamente un rigore;

• si può arbitrare una partita di una squadra pur lavorando nello studio legale della famiglia di proprietà della squadra stessa;

• si può aggredire l’Arbitro allo scopo di fargli cambiare una decisione già presa, addirittura riuscendoci (un precedente lo abbiamo potuto osservare - ma è solo una coincidenza sia chiaro - nel celebre Catania-Juve del 28 Ottobre 2012)

• si possono lanciare palloni in campo a venti minuti dalla fine della gara mentre attaccano gli avversari, così da fermare il gioco ed evitare ripercussioni nel risultato;

• si può invadere il campo a quasi due minuti dalla fine: sono i tifosi a decidere quando è finita una partita, non l’arbitro.


La “Giustizia” Sportiva ha sancito la regolarità di tantissimi atteggiamenti che noi, poveri stupidi, avevamo ritenuto che fossero irregolari.

Dal prossimo anno in Italia le squadre saranno legittimate ad utilizzare uno, due o più strumenti tra quelli sopracitati: al massimo la ripercussione sarà qualche giornata con lo stadio chiuso e una multa di poco conto, ma la vittoria sarebbe comunque portata a casa.


Perché vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.

E il Palermo non ha vinto abbastanza, perdendo meritatamente la promozione in Serie A.

Ma il Calcio Italiano ha perso credibilità e dignità. Se mai ne avesse avuta.



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